della Campania, porgendo uno spettacolo che non ha l'uguale. Mi recai pertanto colà il 26 giugno, anche bramoso di conoscere Nola, la quale racchiude più di un ricord
a dei Goti. Chiunque li abbia veduti, non può certo aver dimenticato il vaso grandioso di Nola, che rappresenta, in una composizione ricca di figure, la distruzione di Troia. Conviene
si Paolino al cristianesimo in Bordeaux, non tardò molto a divenire zelantissimo della novella religione. Ottenuto il consolato, venne mandato ad amministrare la provincia della Campania e quivi giunto trasferì la sua dimora dal capoluogo Capua a Nola, per la ragione che in questa trovavasi sepolto il santo vescovo Felice, e che i molti miracoli da esso operati traevano gran folla alla sua tomba. Paolino, rinunciò al mondo, e le proprie convinzioni e le tristi esperienze fatte della vita lo portarono a dedicarsi tutto al sacerdozio, imperocchè accusato nientemeno che d
a sentimento di carità cristiana, si portò colà per riscattare il giovane, sottoponendosi in vece sua alla schiavitù africana. Compiuta questa santa opera, tornò dalla Libia, ed i Nolani si recarono ad incontrarlo fuori della città, riconducendolo al suo vescovato, con musica, danze e con le più solenn
tte le altre strade che portano a Nola erano piene di carrozze di ogni specie, le quali, movevano verso la città in festa. Il mio viaggio durò poco più
da nelle botteghe; nè il chiasso assordante della folla, la quale irrompeva nella città; nè la varietà dei colori dei vestiti che il popolo indossava e delle bandiere che quasi tutti i popolani agitavano in mano. Ero appena entrato a Nola che mi colpì la vista una strana cosa, della quale non avevo ombra d'idea e che mi fece dubitare di trovarmi piuttosto nelle Indie, od al Giappone, che in Italia, nella Campania. Vidi una specie di torre, alta, sottile, tutta ornata di carta rossa, di dorature, di fregi d'argento, portata sulle spalle da uomini. Era divisa in cinque ordini, a piani, a colonne, decorata di frontespizi, di archi, di cornici, di nicchie
delle case, ed era sormontata in cima dalla statua di un santo. Da
e, quelle di guglie di S. Paolino. ?Dovete sapere-mi disse allora un Napoletano-che queste torri e questi obelischi sono dedicati al santo, perchè quando egli ritornò dall'Africa, gl
piazza stessa, davanti al duomo, dove
iungeva i centodue palmi d'altezza appartenente alla corporazione degli agricoltori. Ogni corporazione, od arte di una certa importanza, pr
iproducevano l'architettura bizzarra e barocca degli obelischi che sorgono sopra alcune piazze di Napoli, e che,
o maestro d'arte, sotto una grande e alta tenda destinata a proteggere c
sormontate da una cornice con una nicchia ed in questa sono collocate figure e statue. Le persone vive stanno al piano inferiore, e sono ragazze e giovanetti che vestono una gonnella corta e portano in testa elmi di carta dorata. Nella nicchia, a metà della torre, si trova la figura principale. In quella degli agricoltori, o mietitori, io vidi una Giuditta colossale stupendamente vestita, la quale teneva in mano la testa di Oloferne; in altre torri scorsi santi, o protettori, o patron
i macellai era un pezzo di carne; su quella dei sarti una bianca veste; su quella dei calzolai una scarpa; su quella dei pizzicagnoli una forma di cacio; su quella dei negozianti di vino un fiasco. Ogni torre inoltre è preceduta da un giovan
tte quelle bandiere, i balconi delle case gremiti di fiori e di belle ragazze, tutte quelle torri bizzarre che oscillavano, sotto il sole abbagliante de
a un giovanetto vestito alla turca, con in mano un fiore di granata. Dietro la barca veniva un grandioso legno da guerra, benissimo rappresentato, con a prua un gi
i era fermata davanti alla cattedrale e aveva ripreso il suo posto, una ventina di giovani e di uomini si disponevano in circolo intorno ad essa, tenendosi le mani sulla spalla e ballavano. Intanto due ballerini facevano in mezzo a questi una danza particolare, finchè sopraggiungeva un terzo che veniva da questi sollevato per aria, dove si dimenava con tutte le membra. A poco a poco cominciava a divenir pallido e, quasi colpito da vertigine, cadeva a terra come morto. Gli altri continuavano a ballargli intorno, in circolo, mentre il morto si rialzava sorridendo e a
entre nell'interno della chiesa il vescovo cantava tranquillamente mes
n vidi mai in Italia frati di un aspetto così imponente e così florido come questi e non so se ciò dipendesse dalla bontà dell'aria, dalla ricchezza e fertilità del paese, o dalla lib
ri vivaci. In un batter d'occhio vidi recare e scomparire piatti enormi di maccheroni, e di carne di agnello arrosto. Il vino rosso e denso era servito in brocche di terra cotta, a doppio manico, e non si beveva, come nell'Italia superiore e centrale, in bicchieri di vetro, ma alla brocca stessa, come nei tempi antichi. Il vino mi parve assai migliore,
dame elegantemente vestite, gli uni seduti, gli altri in piedi, e altri ancora che giravano attorno ai tavoli. Si prendevano gelati in abbondanza e di gusto squisito. Non ho mai provato come in quel caffè la voluttà di sorbire un buon gelato, tanto era soffocante il calore, e non tardai molto in mezzo a tutta quella folla, ad addormentarmi e sog
fatto inferiore a Pompei con la quale manteneva grandi relazioni commerciali. Le tre città più fiorenti della Campania erano infatti: Nola, Aceria e Nocera,
izione ed è attorniato da una splendida vegetazione, quando incontrai per istrada una famiglia che tornava già dalla festa e che era composta di una mat
di Serse. Mi ero unito a quella piccola brigata e, sebbene una delle nepoti della vecchia fosse di non comune bellezza, pur non potevo staccare gli occhi da quella imponente matrona. Le giovani che l'accompagnavano, non erano vestite riccamente come quella; portavano invece abiti a larghe maniche, di colori chiari ed avevano in capo, alla moda del paese, il muccador, specie di velo fissato poco sopra la nuca, in maniera da lasciar visibili i capelli sulle tempie, antica usa
si stende la campagna di Nola, riccamente popolata di pioppi, di olmi, di alberi da frutta, da cui pendono, a guisa di festoni, le viti. In mezzo a tutte queste piante crescono rigogliosi il frumento ed il grano turco, e dovunque brillano gli aranci
, alla finestra della mia abitazione a S. Lucia, vidi la folla che tornava dalla festa e si avviava verso Chiaia; i cavalli erano guarniti di nastri e di fiori, la gente faceva svento