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Passeggiate per l'Italia, vol. 4

Passeggiate per l'Italia, vol. 4

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Chapter 1 No.1

Word Count: 2794    |    Released on: 04/12/2017

coste, guardandosi bene di far parlare di sè; e le classi infime sono ancora più misere e più oppresse di prima. Le feste popolari sono scomparse, o quasi; il carnevale è

polo non è che un semplice spettatore che non lavora, che non commercia e si contenta soltanto di contemplare, e contempla le rovine antiche, le gallerie del Vaticano, le funzioni in S. Pietro o nella Cappella Sistina, dove il Papa e i cardinali stanno disposti i

Nel porto, sulle rive del mare, nei mercati, in via Toledo, persino a Capodimonte, al Vomero, a Posillipo, lo stesso movimento, lo stesso chiasso. A Napoli non si riesce a far nulla, e il nostro occhio nulla può fissare: ovunque bisogna guard

opolazione in basso sia impegnata in una lotta terribile, sia in piena rivoluzione. Chi volesse ricercare perchè tutta quella gente grida, che cosa offrano tutte quelle voci, troverebbe che tutto ciò è per il popolo napoletano un piacere, un godimento. Mi diceva un frate benedettino di distinguere fra tutta quella confusione la voce di alcune donne che vendevano frutta. Che cosa non si offre in vendita qui ad alta voce? Tut

to popolo, pensavo, fa tanto chiasso nella sua vita comune, quanto ne farà quando è agitato da passioni, durante le lott

Tutta quella gente, che brulica come formiche, si muove in certe direzioni fisse, con uno scopo determinato. In questo popolo l

rse, e se qua e là, in specie a Medina e a Monte Oliveto, non si vedessero case e palazzi ancora danneggiati dalle artiglierie di Castel Nuovo. Ora, ai forestieri è concesso di portare il cappello alla calabrese ed il pizzo al mento, avendo l'ambasciatore francese chiesta ed ottenuta soddisfazione per lo sfregio fatto ad un suo connazionale

glie; nessuna bomba ha ucciso pulcinella; la Villa Reale è piena di forestieri che lasciano cospicue mancie. Questo popolo vive alla giornata: non ha passioni politiche, non ama le cose gravi, le passioni virili, senza le quali un paese non ha una storia propria. Dalle sue origini Napoli ha sempre avuto per padroni gli stranieri: i Bizantini prima, poi i Normanni, gli Svevi, gli

senti di Napoli. Le sue osservazioni erano così serene che io rimasi stupito che egli si arrischiasse a farle ad uno sconosciuto. Gl'Italiani parlano volentieri di politica con i forestieri e con essi non fanno misteri del loro mod

ta-dissi-con tutti quei lu

! è lieto ogni qual volta c'è una festa, uno spettacolo, una illum

i tesori di questa splendida natura, ridurre sterile questo fertile suolo. Sotto questo cielo ognuno può sempre liberamente muoversi, tutti quanti i sensi pr

con quell'opera architettonica. Ho ripensato a quegli altri lazzaroni dell'antica Roma, i quali facevano essi pure la siesta sotto il portico di Augusto e di Pompeo, se non che quelli tenevano in tasca le tessere per la distribuzione del grano, e questi non l'hanno. In qualunque altra capitale d'Europ

i che fiancheggiano la piazza stessa, sia infine nella chiesa di S. Francesco di Paola, un'imitazione del Pantheon di Roma, senza carattere proprio, inespressiva come tutte le copie senz'anima. Anche le statue equestri di bronzo di Carlo III, fondatore della dinastia, e di Ferdinando I, opere pregevoli del Canova e di Antonio Calì, con la loro tinta allegra e chiara, svelte e liscie, non hanno niente di storicamente monumentale: si direbbero piuttosto decorazioni transitorie. Tutto qui ha del resto, lo stesso carattere di modernità e di gaiezza. Il palazzo reale potrebbe benissimo trasportarsi, senza che il suo s

ella di Piedigrotta. Io ho avuto occasione di vedere la famiglia reale e la Corte al Mercato, e poi per istrada, quando faceva ritorno al palazzo. Il corteo, composto di varie berline dorate, era splendido e faceva bella mostra nel Largo di Caste

i. Abituato a non vedere in Roma che soldati francesi, ho provato un vero godimento nel trovarmi di nuovo dinanzi a truppa italiana.

pucci neri, od altre dal cappuccio verde, bianco, violetto, e sono anche file di soldati. A Napoli tutte queste comparse, più o meno clericali, non vi sono, o si perdono fra le masse del popolo; si distinguono però i militari e più ancora i galeotti che camminano scortati dalla truppa, incatenati a due a due, e vestiti di vario colore, a seconda della categoria a cui appartengono per i delitti commessi. Se ne incontrano in città e fuori, a Portici e a Torre de

Villa Reale, tutta la strada sino a Posillipo: ovunque bandiere, festoni, fiori; il golfo splendeva di luce; sei navi da guerra, ancorate fra Chiaia e il porto, facevano senza posa fuoco dalle loro artiglierie; il rumore ed il chiasso erano indescrivibili; la processione non aveva niente di dignitoso, di solenne, d'imponente, per chi arrivava da Roma. A Roma, anche le processioni più meschine presentano un carattere artistico, il che mostra avere le arti esercitato la loro benefica influenza persino sulle minime cose del culto, quali sono gli emblemi, le alle

tasia bizzarra che, in quanto a stranezza, ha poco da invidiare all'arte indiana. Per formarsi un'idea di quanto sia disposto questo popolo ad essere tollerante

in quell'ambiente lungo e profondo, che si andava oscurando verso la fine, e vidi disposti lungo le pareti due file di santi già ultimati e in mezzo una S. Agnese, col suo agnellino, vestita di bianco, con le gote colorite in rosso da fare invidia a due ciliege. Sulla porta d'ingresso lavoravano parecchi giovanotti, uno dei quali era intento ad ornare una statuetta in legno, con pagliuzze d'oro. Vi saranno state nella bottega per lo meno cen

itano un tal nome, fabbrichino divinità per

rmi sul molo, per respirare l'aria libera e ricreare il mio spirito nella vista della natura sempre pura, bella e santa. Pur troppo, l'uomo qui non corrisponde

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