non avete che una idea complessiva raccolta nel buio, e, il più delle volte, affatto opposta alla realtà. Giacchè tenebra vuol dire esagerazione, così nel bene come nel male, n
e davanti ad un quadro nel momento in cui l'artista ne toglie il lenzuolo che lo nascondeva. La porta e la finestra danno sull'ignoto; un passo, e voi sapete, d'improvviso, a che vi hil suo dovere. Le macchie dei fiori, gialli, rossi, turchini, bianchi, viola, amaranto, si mescevano in pazza allegria colle infinite gradazioni del verde dei legumi; peri e pruni contorcevano i loro tronchi nodosi, avvolti completamente, come da un abito di festa, nei fiorellini color rosa e color pavonazzo del rhododendron e della glicina. Non saprei se fossero cresciuti per colmar panieri o per comporre ghirlande. Ma quel che dava l'intonazione a quel quadro di tutte le tinte eran le rose. Avresti detto che quella notte ne fosse venuta una nevicata: ce n'erano dappertutto, in alto, in basso, sulle pareti, in mezzo alle viti, sui tetti, p
eto di foglie tremolanti copriva i viali: tutti quei fiori pagavano il tributo della umana fragilità non all'uomo, ma alla natura e le loro salme, scomposte e sparpagliate
gna da cui io era sceso il dì innanzi, arida e brillante delle sue frane silicee. Alla mia destra sporgeva, oltre il fianco della casa parocchiale, a poca distanza, un edificio rustico, di proporzioni, per quanto modeste, pure assai più grandiose di tutte quelle in
iste schiuse le imposte, si era affrettata a prepararmi il caffè e me lo
el curato: stav
re di affrettare la mia modesta toeletta per dar saggio del mio rispetto ai doveri de
la sera. Ne apersi una a caso e mi accorsi di aver sbagliato; pure andai avanti. Ne valeva la pena. Era il deposito delle suppellettili più importanti e degli arredi sacri di maggior valore, il capharnaum della
nelle sottili dei turiboli. Un armadio gigantesco sorgeva contro il muro: le imposte ne erano spalancate. Vi pendeva tutta una famiglia di abiti sacerdotali, camicie, cotte, stole: guardando da lontano somigliavano una fila di preti appiccati. Un grosso messale antico mi tentò; l'apersi, e lessi in lettere rosse intercalate a lettere nere: Breviarium Romanum ex decreto Sacrosanti Concilii Tridentini restitutum, S. PII V. Ponubitali, di color giallo, imitante l'oro, che dicevano: Viva lo Statuto. Quel viva però pareva fosse stato esposto alla pioggia tutto solo, tanto era sbiadito in confronto del resto del dipinto; come se il curato a imitazione degli auguri romani, lo avesse qualche volta esposto sulla porta della chiesa, senza altre parole al suo seguito, per celebrare la festa del D
cora verso il giovanile entusiasmo che mi aveva così repentinamente animato verso di lui. Però l'ingiusto pensiero non durò che un minuto. Riapersi il Breviario; mi parv