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Chapter 2

Word Count: 27180    |    Released on: 04/12/2017

FA

ndano? è una verità di cui siamo testimonii ogni giorno, ma che alla nostra ragione freddamente positiva, avve

dremo nondimeno non esservene una da cui questa credenza ci abbia distolti, o a compiere la quale no

tizione, e non s'avvedono che fanno così una semplice questione di parole. Ciò n

nare intieramente il segreto. Osserviamo gli effetti, e restiamo attoniti e inscienti dinanzi alle cause. Vediamo influenze di cose su cose, di intelligenze su intelligenze, e di queste su quelle ad un t

le sue influenze ci sono quasi tutte note: ma essa si è arrestata dinanzi ai fenomeni psicologici, e dinanzi ai rapporti che congiungono questi a quelli. Essa non ha potuto avanzarsi di più, e ha

mplete, oscure, fluttuanti, che non possono presentarsi mai sotto un aspetto chiaro, e che non sappiamo se accettare o respingere. Questa incertezza di fatti, questa incompletazione di idee, questo stato di mezzo tra una f

le circostanze in cui potrà ripetersi. Gli uomini hanno adottato un sistema facile e logico in fatto di convenzioni; ammettono ciò che vedono, negano ciò che non vedono; ma questo sistema non ha impedito finora che essi abbiano dovuto ammettere più tardi non poche verità che avevano prima negate. La scienza e il progresso ne fanno fede. Del resto, comunque sia, per ciò che è fede nelle i

fluenza fatale che una persona può esercitare sopra di noi. Nelle masse ignoranti questa co

qualvolta mi sono imbattuto in quell'uomo mi è accaduta una sventura.? Nè questa fede che si presenta sotto tanti aspetti, che quasi non avvertiamo, che è pressochè innata con

ferto, vi hanno posto maggior fede degli altri. Il numero di coloro che credettero essere perseguitati da un essere fatale è infinito: lo è del

questi esempi, e ciascuno di noi può trovare nella sua

e nessuno lo possa fare con argomenti autorevoli. Mi limito a

esse applicarsi anche alle feste popolari, il carnevale di Milano ne avrebbe indubbiamente la sua parte. Queste feste non sono più che una mistificazione, ed hanno ragione di esserlo, giacchè le migliaja di forastieri che vengono annualmente ad assistervi non sono però meno convinti

so, la popolazione si era versata sulle strade a torrenti. La folla aveva talmente stipate le vie che in alcuni punti

briavano del piacere di guardarsi l'un l'altro nel bianco degli occhi-ciò che

n ressa, in una posizione incomodissima, allorchè voltandomi per vedere se

ù lunga. Era biondo e bellissimo, eccessivamente magro, ma non tanto che la bellezza dei lineamenti ne fosse alterata; aveva gli occhi grandi ed azzurri, il labbro inferiore un po' sporgente, ma con espressione di tristezza più che di rancore; tutta la sua persona aveva qualche cosa di femminile, di delicato, di ineffabilmente grazioso, qualche cosa di ciò che i francesi dicono souple, e che io non

nulla in ciò di veramente straordinario; pure l'esistenza di uno spazio così vasto in mezzo ad una folla così fitta, in mezzo ad una moltitudine che si moveva, fremeva, ondeggiava come un corpo solo, senza riempire mai il

tra le pieghe del suo mantello che teneva avviluppato sul braccio, un fanciulletto si spiccò dal circolo e gli venn

diede; e prima che si allontanasse gli passò una mano tra i cap

la natura non lo avesse dotato di un volto così dolce e co

a ai cattivi; o se la bontà e la malvagità umana possano talmente agire sulle nostre fattezze da modificarle e da imprimervi il loro suggello; ma e

ggette le mie,-per me l'innamorarmi di un uomo o di una donna, il concepire un'inclinazione od un'avversione irresistibile per una creatura qualunque non fu mai opera che di pochi minuti-ma m

ra grigia e pesante. Eravamo a due passi da un caffè, ed egli vi entrò con aria d'uomo che non sa come passare il suo tempo, che sente il peso delle sue braccia, delle sue gambe, di

rnale pel rovescio credo che non se ne sarebbe avveduto. I suoi occhi erano fissi sulle colonne di quel diario, ma sembravano guardare di dentro piut

alzarmi allorchè si aperse la porta del caffè, e ne fu recato dentro un fanciullo svenuto, il quale era stato travolto dalle ruote di una vettura, e ne aveva avuto un braccio spezzato. Rim

'istante che usciva frettolosamente dalla sala. Il suo volto riflesso in q

opo quel caffè in pr

aver luogo alla Scala una r

poco prima l'Africana-da Mayerbeer a Bellini la differenza almeno, se non la distanza, era ben grande. Il teatro era illuminato a giorno, la platea era stipata di uditori; e non v'erano altri palc

a dimostrava che fosse avvezzo a prendere gran cura della sua persona. Non so se fosse inganno mio, o allucinazio

lla finezza, quella arrendevolezza, quella lucidità, quell'arricciamento semplice e naturale che hanno i fanciulli; erano di un biondo meraviglioso, e lucevano come fili d'oro al riflesso delle fiamme dei candelabri. Teneva appoggiato il gomito al parapetto, e la guancia sulla mano: la sua testa così inclinata pareva ancora più bella. Egli aveva

ei altri vuoti, mentre non era possibile vederne da tutte le altre parti del teatro un solo che non fosse occupato-bisognava aver osservato prima l'accidente del circolo, per trovar causa di meraviglia in questo fatto,-ma g

e ingenue, non di quella ingenuità convenzionale che esse devono ostentare spesso come una parte di commedia, fino a che il marito non le autorizza a rappresentare una parte diversa, ma di quella ingenuità vera che ha la sua radice ne

vevano formato i loro sguardi; poi quasi vergognandomi di quello spiare, di quell'ammiccare alla loro felicità, come un pitocco che assista ad un banchetto dalla soglia della

si amano. Mi sono cacciato spesso di notte sotto i viali pubblici, sotto i boschetti di tigli, appositamente per incontrarvi qualche coppia d'innamorati; e non mi venne mai di passar vicino ad

orchè avvedendomi d'un movimento improvviso che si manifestava negli spettatori, e scorgendo la folla addensarsi verso la porta, mi mossi io pure e entrato

tenza il mio incognito. Tutto ciò che era accaduto non poteva essere stato che un capriccio del caso: pure era la seconda volta nel termin

i nella

ato in un istante di una pallidezza cadaverica. Non era difficile accorgersi che egli soffriva, che s'era avveduto degli sguardi curiosi e quasi reprensivi di cui era fatto oggetto,

e cessato di occuparsi di lui, egli

singolare e incomprensibile di quella specie di vuoto che egli pareva formare intorno a sè, nè aveva posto mente ai rapporti che sembrav

veva veduto un fanciullo che aveva ricevuto le sue carezze venir travolto dalle ruote di una carrozza, e una fanciulla osservata da lui, essere colta da un malessere improvviso. Non mi p

non scrivono, e di eleganti che non hanno uno spicciolo-e si parlava, raccolti in buon numero attorno ad un tavolo, d'una specie di pasti

ell'oca di cui le classi ricche a Londra usano regalare le classi povere nel giorno

era arrivati ai pronostici; e dai pronostici ai presagi; e da questi, entrando nel campo della vita intima, alle fatalità, alle stregature, alle malie; per modo che cinque minuti dopo aver difeso a spada tratta l

si era arrestata saldamente su questo. Ciascuno esponeva le proprie idee, ciascuno aveva qualche cosa a raccontare a questo riguardo. E come avviene ogni qualvolta ci affacciamo a questo mondo pauroso dell'incomprensibile e del soprannaturale, che se ne ride da principio per ostentazione di coraggio e si finisce coll'atterrirsi di ciò che si asco

cchio artista da teatro che tutti noi conosciamo da tempo-una dalle cariatidi più celebri di quel caf

n posso far fede dell'influenza che gli attribuisce, ma che esistano uomini siffattamente fatali, anzi assai più fatali

ssu

iò la chiesa di S. Jago in cui perirono più di mille persone; egli viaggiava or fanno due anni sulla ferrovia del Pacifico allorchè avvenne quello scontro in cui perdettero la vita più di trecento viaggiatori; egli era a Pietroburgo allorchè rovinò il palazzo del principe di Jakorliff in cui tante nobili dame e tanti dignitari dello Stato trovarono la morte. Nelle miniere irlandesi e in quelle di Alstau Moor in Scozia-luog

lo co

to dell'esistenza di quest'uomo straordinario, e conoscerlo personalmente. La prima volta che lo vidi fu a Berlino dove esordii nel capolavoro di Mozart colla parte di D. Giovanni. Lo incontrai poscia in una sala d

he paes

o di Duca di Nevers, in Europa conservò sempre il nome di conte di Sagrezwitcth; i minatori scozzesi lo chiamano l'uomo fatale. Egli parla correttamente mo

età può

all'albergo del Fifth-Avenue, quel colosso di marmo che ha mille e duecento stanze, ma vi occupava un letto della sala di riposo concessa ai viaggiatori che dispongono di mezzi assai limitati. è fama che egli abbia coscienza della sua fatalità, e che si compiaccia di esercitarla. Quel suo recarsi continuo da un capo all'altro del mondo non può essere senza uno scopo. Del resto si sa che egli non ebbe mai affetti, non amicizie, forse nemmeno conoscenze, toltene alcune poche e superficialissime. Coloro che ne conoscono la potenza lo sfuggono per progetto, quelli che la ignorano, per istinto.-Che vi sieno persone che gli ne

Ma, a proposito, avete dimenticato di dir

sono a Londra, allorchè vi bruciò il teatro della regina. Seppi anzi che egli aveva intenzione di passare presto in Italia, e se

Mil

a asserzione.-Osservereste, riprese egli dopo qualche istante, una cosa assai rimarchevole nel suo abbigliamento, voglio dire la freschezza e la finezza de' suoi guanti che egli suole mutare più volte in un sol giorno, per modo che nessuno l'ha m

esclamammo n

a sal

orrei

vve

mmo ve

pelo, alle mani calzate da guanti freschissimi, all'espressione singolare del suo volto, noi non tardammo a riconoscere in lui l'uomo di cui si era parlato. Allora, o fosse meraviglia, o fosse confu

mo di esserci mostrati deboli verso di lui, verso di noi stessi, di esserci mostrati fors'anche ridicoli. Ciascuno er

rezzo della sua bibita. Il cameriere nell'allontanarsi inciampò del piede nell'estremità della sua sedia e cadde; la guantiera essendogli scivo

come mossi da una sola volontà,

bitava essa una di quelle casupole grigie e isolate che fiancheggiano il naviglio dalla parte occidentale della città-una vecchia casupola a due piani che il tetto sembrava comprimere e schiacciare l'uno sul

aveva rivestite di muffa e di piccole pianticelle di acetosa; nubi di moscherini entravano per la bocca e pel naso al primo affacciarsi alla finestra; e il cicaleccio, e lo sb

è la miniatura esatta di una gran città; ha in piccole proporzioni tutto ciò che è proprio delle grandi capitali. Quel lembo estremo di case che co

me un peso nuovo aggiunto alla mia vita-non aveva avuto però a dolermi di quella. Era una famiglia di onesti negozianti arrichitasi medi

a di gentile e di pensieroso che non hanno ordinariamente le bellezze di questo genere. Nè io potrei dirne di più; ciascuno di noi porta in sè un ideale diverso di bellezza, e quando si è detto d'una donna: è leggiadra, si è detto tutto ciò che si può dirne. Un pittore, uno scultore potrebbero darne nella loro arte un immagine meno incompleta, la letteratura non lo può-le altre arti parlano ai sensi, la letteratura alle idee. Ho veduto due incisioni

ella cara fatuità che la natura ha dispensato con tanta larghezza alla donna, felici nell'ordine e nella quiete c

oloso come tutti i cugini-non so se parimenti fortunato-non m'era stato difficile accorgermi che egli amoreggiava la fanciulla. Come tutti gli altri uomini non era nè bello, nè brutto-la bellezza dell'uomo è una cifra di cui non si è ancora t

mini che l'avvicinano a un tempo si suppone quasi il dovere di lottare per ottenerne la preferenza. Almeno la società ed il cuore umano hanno ancora di tali pregiudizii: abbiamo mutato vocaboli, ma non abbiamo mutato cose e passioni: presso ogni circolo di donne vi è ancora una piccola corte d'amore intima dove si combatte ad armi cortesi per l'affetto di una dama preferita. E poi io mi sono sempre sentito sì meschino dinnanzi ad un uomo posit

miglie che mi reco a visitare ogni tre o quattro anni, come tornassi da un viaggio di circonvoluzione attorno al globo-e più tardi, morto il pad

ngolare comparsa del conte di Sagrezwitcth al caffè Martini, m'imbattei in

pressione mista di ritegno e di confidenza che hanno coloro i quali vogliono

a un poco penosa in quella famiglia. Perchè voi sapete che mia zia aveva molta confidenza in voi, e poi... si era

mor

tia misteriosa che i medici non sanno nè conoscere nè definire più esatta

i f

cciano ora come credo che abbiano risolto, non potranno aver più alcuna influenza sulla sua salute. Dubito che la felicità abbia potere di farla vivere più lungamente, ma ad ogni modo sarà almeno felice per quei pochi istanti di

ancorchè tanto inferma come mi dite? Davide scos

una di quelle che costringono al letto, piuttosto una di quelle di cui diciamo: si muore in pie

ndate

O

di Davide, una buona vecchia-la vecchiaia e l'infanzia si toccano, i vecchi sono sempre buoni come i f

lvia....-E s'interruppe un istante come per soffermarsi sul pensiero di quella sventura-ma passate

nella cam

la più bassa il giovane sconosciuto che io aveva veduto al corso e al teatro. Egli aveva avvicinata la sua sedia a quella della fanciulla in modo da poter pos

ra un'avvenenza diversa, era la bellezza di un fiore sbocciato all'ombra, di un frutto maturato precocemente perchè roso dal tarlo. Il volto del giovine era pallido, ma quello di Silvia era bianco, più bianco dell'abito lungo e vaporoso che avvolgeva la sua persona, se non che gli zigomi delle guancie un po' asciutte erano

osse sembrato al teatro-e questa volta aveva potuto giudicarne davvicino-bello di una beltà più femminile che maschia, ma ad ogni modo assai bello. I suoi capelli biondi e quasi do

stridere che fece l'uscio nell'a

la vecchia tenendomi per mano, gua

ima il mio nome, poi quello del giovine che disse ess

ardò con uno sguardo sì dolce che io gli

er lasciar soli i due giovani, mi trasse pre

. Egli ha dovuto emigrare per affari di politica, credo che volesse far annettere la Boemia al granducato di Sassonia, figuratevi! Ma tanto era lo stesso, oramai egli non aveva più interesse a restare nel suo paese, giacchè era rimasto solo di tutta la sua fam

sono più di quattro mesi che essa ha incominciato a deperire così; fu dal giorno in cui mio genero è entrato la prima volta nella n

disordine insolito ne' suoi affetti ha gettato un po' di turbamento anche nella sua salute. Ma tutto sarà finito quando ogni cosa sarà rien

ci non l'hanno disapprovato. Silvia è ancora abbastanza forte per sopportare il moto della carrozza fino alla Chiesa; d'altronde

. Giacchè non v'era più dubbio; quel giovine sì bello, sì dolce, sì attraente spargeva d'intorno a sè la desolazione e la sventura, lasciava delle traccie spaventose sulla sua via. Tutti gli esseri che egli prediligeva soccombevano a questa influenza; il fanciullo delle maschere, la signora del teatro, S

mi accompagnava. Il mio cuore era pieno. Ci av

ciati parevano spettri di alberi; il cielo, come avviene nelle notti serene d'inverno, scintillava di

n sedile di pietra, devo rivelarvi al

si i miei sospetti, gli parlai del conte di Sagrezwitcth e dell'incontro che ne avevamo fatto al caffè M

n molta attenzione; quelle nozze non si faranno, ve ne

tendete di

derò impossibili... perchè... esse non devono farsi. Perchè son io che dovea godere di quella felicità

convulsa che si distende come un velo sulle fattezze quando la riflessione ha già concentrato tutta la lotta

fatto ier sera. Ci ho pensato tutta notte e non ho chiuso occhio; avrei d'uopo sapere o

to. Ma che! intendereste forse di

vete detto possiederebbe in maggior grado questo potere. Ora qualunque sieno le cause di questa influenza, qualunque ne sia la natura, se essa esiste, se essa non è pari in ciascuno di loro, avete pensato alle conseguenze che risulterebbero dall'urto di queste

specioso, io dissi, voi a

di Sagrezwitcth venga a trovar

animo di parla

overò, lo troverò continuò egli con risolutezza. Non vi sono a Milano che pochi alberghi eleganti, nei quali egli possa aver preso alloggio,

mia maraviglia e la mia titubanza tra lo incorraggiarlo o il distogl

giorno in un'inq

tarda, ricevetti da Davide

on ho voluto rimanere quì perchè nè la pietà mi distogliesse dalla mia vendetta-se pure io ho il potere di arrestarla-nè la vista del suo compimento, qualunque ella sia per essere, mi opprimesse di rimorsi che non debbo avere; sento il bisogno di dirvi tutto ciò che ho fatto per la salvezza di Silvia. I

stare gli avvenimenti che dovranno compiersi; è la mano della fatalità, che li aveva preparati. Io non ne sono stato che uno strumento: ho avvicinato due uomini che dovevano rimanere lontani, ecco tutta la mia resp

rsi senza di lui? e perchè era egli partito? Anche la salvezza di Silvia, se tal cosa era ancora possibile, non mi confortava della mia dispiacenza di aver confidato a Davide il segreto del barone di Saternez, e di averlo messo nella possibilità di ve

ioni, confidargli interamente, o lasciargli sospettare il pericolo che lo minacciava. Distrussi la lettera

to di vedermi; mi porse la mano con atto di affetto

so, voi conoscete dunque

ri l'altro per la prima volta, ho indovinato che il vostro cuore era buono, e che se aveste potuto fallire per debolezza o per fine di bene, non avreste indugiato a dolervi delle conseg

il capo

po un nuovo ist

tempo, fors'anche ci cercavamo.-Egli pronunciò in modo più inarcato queste parole-Tra me e lui corrono dei rapporti che la natura od il caso hanno posto quasi per dileggio, dei rapporti terribili che un segreto mi vieta di rivelarvi. Il nostro incontro era inevitabile perchè era predestinato. Era necessario che uno di noi due dovesse sparire, perchè due ele

n altro momento di silenzio in

'amicizia non conoscendolo, ha sparso la rovina e la desolazione d'intorno a sè, ha ucciso le persone che lo amavano, ha attraversato la vita e la felicità di tutti coloro che lo conobbero e che lo ebbero caro. Perchè.... sì, voi avete indovinato, voi avete afferrato il suo segreto. Costui, questo miserabile, proseguì egli con crescente esaltazione, non ha avuto finora la virtù di rinunciare ad una esistenza che ne aveva già reso tante infelici; ed ecco la sua colpa. Egli e

coperse il vo

i avete questo potere, ne e

ostrare di compatire al

ato la febbre dell'amore.... amici ed amanti sparivano nell'abisso che io scavava loro ai miei piedi. Incominciai ad essere assalito da un dubbio spaventoso: era io fatale a tutto ciò che io amava, a tutto ciò che mi amava? Ritornai sul mio passato, rifeci orma per orma il cammino della mia esistenza, interrogai tutte le rovine che aveva lasciato dietro di me.... Era vero-bisognava crederlo-era terribilmente vero! Allora mi allontanai dalla mia patria, errai pel mondo fuggendo e fuggendomi. La sventura che aveva colpito i miei più cari mi aveva colmato di ricchezze a prezzo della loro vita; benchè di tali ricchezze io non abbia potuto giovarmi che per me solo, benchè nessuno abbia mai potuto essere beneficato da me impunemente. Fu così che vagando di paese in paese io venni a Milano, che fuggendo la folla e la società per rendermi meno fatale, frequentan

alterezza che diede alla sua fisionomia già t

alla società, che una giustificazione di ciò che l'amore ha già dato spontaneamente. Silvia fu mia! Che monta che essa abbia a morire? E che cosa è egli il morire

e preparato la vostra morte. Voi dimenticate che io sono qui in ques

i porse la mano che ritrasse subito, come avesse t

ra tanta forza in quella sua stessa debolezza, che io compresi come una donna avesse potuto accettare il suo amore anche a prezzo della vita. Ignorava se Silvia avesse conosciuto il

za, o mi lesse nell'animo, poichè fece atto di

orse un poco di simpatia per me, e io potrei pagare d'ingratitudine il se

a mano che mi strinsi al cuore.-Io vi aveva giudicato diverso

azioni umane-l'arbitrio è una menzogna-la volontà non è che la prescienza di un atto già preordinato; es

ressione di dubbio. Egli o

lontanare da me quel pericolo; sarebb

, quasi dubitoso di lasciarlo

ne di gratitudine, e disse

dom

iamente onesto, indubbiamente buono. Ho conosciuto pochi uomini che presentassero nella loro indole una mistura di debolezza e di forza più singolare-intendo quella debolezza che sta nella sensibilità, nell'attitudine a ricevere potentemente le impressioni, non nella fiacchezza del carattere. Era scettico di mente e credente di cuore: la sventura non lo aveva prostrato, ma lo aveva reso vecchio anzi tempo, per modo che compariva giovine o v

violento, di forzato, di convulso nella sua gioia, e che egli viveva sotto l'apprensione di un pensiero che lo riempiva di terrore. Passava dagli eccessi dell'ilarità, agli ecc

non ne fece meco alcun cenno, ma impallidiva visibilmente nel sentir pronunciare il nome del conte. Una notte-mancavano due soli giorni agli sponsali-fui sorpreso nell'incontrarlo in compagnia del conte di Sagrezwitcth lungo un viottolo oscuro e remoto. Tenni lor dietro, ma non

grande affanno. Egli aveva incominciato a chiedere al vino la dimenticanza di questo dolore segret

erò la mia

sse sorto alcun ostacolo ad impedirle. Una festicciuola di famiglia aveva luogo in

e, e fors'anche di quella della pretesa influenza del giovine, a cui era tentato di cessare di credere. Parevami che la prospettiva d'una felicità

ers; e mi ricordai tosto essere questo il nome che il conte di Sagrezwitcth aveva portato spesso in America. Trasalii e mi rivolsi. Un servo era entrato nella stanza, e aveva presentato allo sposo

la benchè menoma emozione. Infatti.... io aveva bisogno d

ezwitcth, ma non potrei asserirlo. La persona che si era fatta annunciare col nome di duca di Nevers portava però, come di

cronache dei giornali: ?Un giovine straniero domiciliato da qualche tempo nella nostra città, ove era giunto con passaporto falso sotto il nome di barone Saternez, boemo; ma il cui vero nome è Gustavo dei

all'altro, o lo portavano entrambi? E il duca di Nevers! Era questo veramente il casato di Sagrezwitcth che aveva asserito di conoscere il giovine, e col quale cost

La sua famiglia ha venduto quella casa grigia e ammuffita che abitava qui, e si è domiciliata in un piccolo villaggio della

di questo avvenimento, e nessuna

LEG

E

ELLO

tto e ripreso dopo un intervallo di quasi venti anni, circondato di tutte le parvenze dei sogni, compiuto-se così si può dire d'una cosa che non ebbe principio evidente-in una terra che non era la mia, e alla quale mi avevano attratto delle tradizioni piene di superstizioni e di tenebre; io non posso considerare questo avvenimento imperscrutabile della mia vita che come un enimma insolvibile, come l'ombra di un fatto, come una rivelazione incompleta, ma eloquente d'un'esistenza trascorsa. Erano fatti, od e

a, per giungere alla cui origine io devo risalire la curva degli anni, risalire molto lontano.... due o tre secoli.... Anche prima di oggi mi era avvenuto più volte ne' miei viaggi di arrestarmi in una campagna e di esclamare: ma io ho veduto già questo sito, io sono già stato qui altre volte!... questi campi, questa valle, questo orizzonte io li conosco! E chi non ha esclamato talora, parendogli di ravvisare in qualche persona delle sembianze già note: quell'uomo l'ho già veduto: dove? quando? chi è egli? non lo so, ma per fermo noi ci siamo veduti altre volte, noi ci conosciamo!-Nella mia infanzia vedeva spesso un vecchio che certo aveva conosciuto fanciullo, da cui certo era stato conosciuto già

lirvi anche moltiplicando un gran numero di volte gli anni già vissuti nell'esistenza presente. Bastava che io ascoltassi quella nota per cadere sull'istante in uno stato come di paralisi, come di letargia morale che mi rendeva estraneo a tutto ciò che mi circondav

la stessa pienezza di sensazione con cui sento la vita dell'istante benchè ciò avvenga in modo più oscuro, più strano, più inesplicabile. E d'altra parte come sentiamo noi di vivere nell'istante? Si dice, io vivo. Non basta: nel sonno non si ha coscienza dell'esistere-e nondimeno si vive. Questa coscienza dell'esistere può non essere circoscritta esclusivamente negli stretti limiti di ciò che chiamiamo

vediamo ogni giorno. Ogni sera si muore di una vita, ogni notte si rinasce d'un'altra. Ma ciò che avviene di queste esistenze parziali, avviene forse anche di quell'esistenza intera e più definita che le comprende. Gli uomini hanno sempre rivolto lo sguardo all'avvenire, mai al passato; al fine, mai al principio; all'effetto, mai alla causa; e non di meno quella porzione della vita a cui il tempo può nulla togliere o aggiungere, quella su cui la nostra mente avrebbe maggiori diritti a posarsi, e dalla cui investigazione potrebbe attingere le più grandi compiacenze, e gli ammaestramenti più utili, è quella che è trascorsa in un passato più o meno remoto. Peroc

i antenati erano venuti ad allogarsi in quel villaggio: essi vi erano bensì venuti dalla Svizzera, ma la linea retta della famiglia era oriunda della Germania: le memorie che si conservavano della sua origine erano sì

cchio feudalismo sassone; ma la fortuna della nostra casa si era talmente ristretta che aveva fatto tacere in noi ogni istinto di ambizione e di orgoglio. Non vi era differenza di sorta tra le abitudini della mia famiglia, e quelle delle famiglie più modeste del popolo; i miei geni

dire, alla mia famiglia, era un vecchio zio legato a noi, dicevasi, da una comunanza d'interessi, di cui però non ho potuto decifrarmi

i aveva buttata la tonaca e s'era dato al militare; la rivoluzione francese lo aveva trovato nelle sue file; egli aveva passato quarantadue anni lontano dalla sua patria, e quando vi ritornò-poichè non aveva rotti i voti contratti colla Chiesa-riprese l'abito di prete che portò senza macchie e senza affettazione di pietà fino alla morte. Lo si sapeva dotato d'indole pronta benchè abitualmente pacata, di volontà indomabile, di mente vasta e erudita, quantunque s'adoperasse a non parerlo. Capace di grandi passion

gli ampii camini a cappa sì antichi e sì comodi, che il gusto moderno ha abolito, sostituendovi le piccole stufe a carbone. Mio zio che abitava un appartamento separato nella stessa casa, veniva qualche volta a prender parte alle nostre riunioni

provviso di un oggetto gettato nel cortile dal muracciuolo di cinta, viene ad interrompere la nostra conversazione; mio padre si alza, esce e si precipita fuori della porta che mette sulla via, ma non ode rumore alcuno di passi, nè vede per tutto quel tratto di strada che si distende d'innanzi a lui, alcuna persona che si allontani. Allora raccoglie dal suolo un piccolo involto che vi era stato gettato, e rientra c

veva osato parlare riprese:-è un manoscritto, sono due volumi di memorie che risalgono alle prime origini della nostra famiglia, e contengono alcune gloriose tradizioni della nostra casa. Io ho dato questi due volumi ad un giovine che, quantunque non appartenesse direttamente alla nostra famiglia, vi era congiunto per certi legami che non posso ora qui rivelare. Furono

fogli si era accumulata una polvere rossastra leggerissima, ci

er

lla

vedeva che egli si sforzava di evocare o di scacciare delle memorie assai dolorose. Si ritirò

i ora di rendere qui colla parola i sentimenti inesplicabili e singolari che si agitavano dentro di me in quell'istante. Parevami che tra quei volumi e mio zio, e me stesso, corressero dei rapporti che non aveva avvertito fino allora, delle relazioni mi

impressione di quelle i

e l'età reale; ma io rimaneva nondimeno estraneo a questo maggiore perfezionamento, benchè il comprendessi. Sentiva in me tutto lo sviluppo intellettuale di quell'età, ma ne giudicava col senno e cogli apprezzamenti proprii dei miei quindici

valle s'innalzava una rupe tagliata a picco, alta, perpendicolare, profonda, solcata da screpolature dove non germogliava una liana; e sulla sua sommità vi era un castello che dominava tutta la valle, e quel castello era nero. Le sue torri munite di balestriere erano gremite di soldati, le porte dei ponti calate, le altane stipate d'uomini e di arnesi da difesa; negli appartamenti del castello era rinchiusa una donna di prodigiosa bellezza, che nella consapevolezza del sogno io sapeva essere la dama del castello nero e quella donna era legata a me da un affetto antico, e io doveva difenderla, sottrarla da quel castello. Ma giù nella valle a' piedi della rupe ove io mi era arrestato, un oggetto colpiva dolorosamente la mia attenzione: sui gradini di un monumento mortuario sedeva un uomo che ne e

ffrettarmi, mi diceva parole piene di dolcezza e di amore, nè io poteva giungere fino a lei-era un'impotenza straziante. Quanto durasse quella terribile lotta non so; tutta la durata del sogno, tutto lo spazio della notte... Finalmente, e non sapeva in che modo, era arrivato alle porte del castello; esse erano rimaste indifese, i soldati erano spariti: le imposte serrate si spalancarono da sè cigolando sui cardini irruginiti, e nello sfondo nero dell'atrio vidi la dama col suo lungo strascico bianco, e colle braccia aperte, correre verso di me, attraversando con una rapidità sorprendente, e rasentando appena lo spazzo, la distanza che ci separava. Essa si gettò tra le mie braccia coll'abbandono di una cosa morta, colla leggerezza, coll'adesione di un oggetto aero, flessibile, soprannaturale. La sua bellezza non era della terra; la sua voce era dolce, ma debole come l'eco di una nota; la sua pupilla nera e velata come per pianto recente, attraversava le più ascose profondità della mia anima senza ferirla, investendola anzi della sua luce come per

si erano impossessati di me in quello stato? Io non aveva ancora conosciuta la voluttà di un bacio, non aveva pensato ancora all'amore, non poteva darmi ragione delle sensazioni provate in quella notte. Ciò non ostant

eguente ebbi

orgeva prima nella valle e di cui pure non restavano che alcune pietre, l'uomo abbacinato che stava ancora seduto sopra un gradino rimasto intatto, mi disse porgendomi un fazzoletto bruttato di sangue:-recatelo alla signora del castello. Mi trovai assiso sulle rovine: la signora del castello era seduta al mio fianco-eravamo soli-non si udiva una voce, un ec

ento

eme in questo castello: ma sono m

sibile; io le

rai dopo la

ua

ai p

ua

stri destini, come le nostre vite, non pot

al

elici, realizzer

ua

gere a questa, che è l'ultima. Io ne ho attraversate sette soltanto, e sono già quarant'anni che ho compiuto il mio pellegrinagg

prima ques

promessa; te ne ho restituito il mezzo, quei due volumi, quelle memorie scritte da te, quelle pagine

C

egli.... l'uo

? mio

o hai tu

a per me questo faz

con trasporto, sia lodato il cielo

ignora del castello sparve

potrei ricostituire con uno sforzo potente di memoria degli interi periodi che si riferivano agli avvenimenti accennati oscuramente in quei sogni! Io non poteva più dubitare della verità di quelle rivelazioni; e benchè non giungessi mai ad evocare tutte le mie rimembranze per modo da dissipare le tenebre che si distendevano su quei fatti, non era più possibile che io potessi metterne in dubbio l'esistenza. Il ca

to in gran parte a circondarli del loro prestigio. Mio zio, morto sei anni dopo, mentre io era assente dalla famiglia, non aveva fatto alcuna rivelazione che si riferisse a quegli avvenimenti; io non aveva più avuto alcun sogno che potesse considerarsi come uno schiari

monianza irrefragabile, che tutto ciò che io aveva sognato e veduto era

quale mi pareva esser stato altre volte, e non aveva fatto questo pensiero che una memoria terribile venne a gettare una luce fosca e spaventosa nella mia mente, e conobbi che quella era la valle del castello, il teatro de' miei sogni e della mia esistenza trascorsa. Benchè tutto fos

ello nero; non conoscete la leggenda del castello nero? Veramente ve ne sono di molte e no

terribile, un racconto che io non rivelerò mai, benchè altri il possa allo stesso modo sa

ad un piccolo villaggio vicino, d'onde fui trasportato,

no dieci giorni-giacchè non dubito che morrò in quel giorno prefisso. Ho concepito lo strano desiderio che rimanga alcuna memoria di me. Assiso sopra una pietra

viaggio verso l'interno della Germania, morì il venti gennaio 1850, come gli era stato pres

ne tra i suoi molti manos

LET

itto d'u

!

ta in tutta la sua esattezza tremenda, co' suoi profili fatali, colle sue due punte detestate, colla sua curva a

l'ho

ovela

un'altr

ista, di osservarne tutte le parti, di esaminarne tutti i dettagli, di vincere tutto l'orrore ch

domanderò bensì: chi di voi l'ha esaminata? chi l'ha analizzata, chi ne ha studiato la forma, l'espressione, l'influenza? Chi ne ha fatto l'

i ci ha resi indifferenti; perchè la vostra apatia vi ha distolto dallo studiarne più accuratamente i carat

eratela

atela attentamente, sp

, che

troncano inesorabilmente, terribilmente le cime-quell'arco inferiore, sul quale la lettera oscilla e si dondola sogghignando-e nell'interno que

ncor nulla

za d'intuizione; gettatevi

sterna, discendete, avvicinatevi all'arco, passate

a avete

end

con coraggio, con energia-raggiungete il fondo, arrestatevi, fermatevi un istante, es

? Impal

asta

me della lettera, guardatela d'un sol colpo d'occhio, esaminatene tutti i profili, afferratene tutta l'espres

c

o qui tutte

i

te? Son

i

be

asta il

ne ora i

rità, della schiettezza, d'

tenerezza espressa

Che gioia viv

che sorpresa grata! Che schiettezza

fuori dai precordii più profondi, ma pr

il lamento che emette il dolore, tutte le voci della natura soffrente e agitata? Non

terribile! che vo

accontare l

lettera mi ha trascinato ad una colpa,

di me fino dal primo giorno della mia esistenza: il mio no

fui avviato

ogni volta che mi si facevano leggere le vocali mi arrestava, mio malgrado, d'innanzi all'U; mi veniv

crivere questa. Ora le aste erano troppo convergenti, ora troppo divergenti; ora formavano un ∨ diritto, ora un ∧ capov

quadrello sulle dita-io

un giorno vidi scritto sulla

iunto! Quella lettera ed io eravamo nemici; accettai la sfida, mi posi il capo tra le mani e incominciai a guardarla.... Passai alcune ore in quella contemplazione. Fu allora che io compresi tutto, che io vidi

e cancellarvi tutti gli U che mi venivano sott'occhio. Non era

tardi. Il mio maestro s

crissi sulla lavagna: Morte all'U! Egli attribu

come lavoro di esame, un progetto relativo all'abolizione di q

una guerra terribile. Io vedeva, io trovava degli U da tutte le parti: essi ne scrivevano dappertutto: sui miei libri, sulle pareti, sui

cartolina, su cui ne era scritta una lu

U U

, mi trasse di senno. Sentii salirmi il sangue alle tempia, sconvolgersi la mia ragione.... Corsi alla scuola;

a a cui mi trasci

di continuare

ttera fatale; ne trovai tutte le fila, ne scopersi tutte le cause, ne indovinai tutte le leggi; e scrissi ed elaborai, in cinque lunghi anni di fatica, un lavoro voluminoso, nel quale mi proponeva di dimostrare come tutte le u

luce la mia opera. La società ricusava da me

riamato. Essa era divinamente buona, divinamente bella: ci

vi chi

lr

olenza atroce, continua di quella vocale? Il mio amore era tutto pe

cuore ad un altra fanciulla. Lo credereste? Seppi più

i aveva reso cauto: m'informai del

o certificato di nascita, scopersi con orrore che il suo nome di Annetta, non era che un vezzeggiativo, un abbreviativo di S

nte il contratto nuziale, rinfacciai a quel mostro di perfidia il suo tradimento f

condusse ad Ulrica; le memorie del mio primo amore si ridestarono, la mia passione si raccese più viva.... Volli rinunc

nte incominci

la. Mia moglie!... la mia compagna, la donna amata da me.... portare un U nel suo nome!... Essa c

mposs

rno le

è terribile! rinunciavi, abbrevia o

rispose,

volta l

pportabile.... esso mi fa male

eva ancora, l'ing

i sul mio petto mi abbracciava colle sue aste immense, flessuose.... mi stringeva.... mi opprimeva, mi oppr

'istante a redigere un at

Lo trascinai meco, lo trasc

la svegliai aspra

tuo nome, all'U det

guardava fissa

terribile, rinuncia a quell'U.... r

rdava ancor

rassero di senno: mi avventai sopra

amato a render conto

rono ad una pena più atroce, alla d

egreto dei loro destini! dell'avversità dei loro des

cia col mio nemico, con questo U detestato che io vedo ogni ora, ogni istante, nel sonno,

i

ffretto come il termin

ersuadendola a sopprimere quella vocale; se essa non avess

a sarà un utile ammaestramento agli uomini; fo

o lo

la loro grande emancipazione, dell'emancipazione dal

linee, morì nel manicomio di

SO DI

ezzamento del fatto inesplic

giorno a questo riguardo. Nondimeno-e piacemi rendere questa giustizia alla sua memoria-egli si era mostrato sempre tollerante di quelle convinzioni che non erano le sue; ed io e quanti il conobbero abbiamo serbato la più cara rimembranza di lui. Pochi giorni prima della sua morte egli mi aveva consigliato ad assistere alle sue lezioni di anatomia, adducendo che ne avrei tratte non poche cognizioni giovevoli alla mia arte del disegno: acconsentii benchè repugnante; e spinto dalla vanità di parergli meno pauroso che nol fossi, lo richiesi di alcune ossa umane che egli mi diede e che io collocai sul caminetto della mia stanza. Colla morte di lui io aveva cessato di frequentare il corso anato

e risposte che ascoltammo da alcuni spiriti, e la mia mente fu sì colpita da quei prodigi, che superato ogni timore, concepii il desiderio di chiamarne uno di mia conoscenza, e rivolgergli io stesso alcune domande che aveva già meditate e discusse nella mia mente. Manifestata questa volontà, venni introdotto in un gabinetto appartato, ove fui lasciato solo; e poichè l'impazienza e il desiderio d'invocare molti spiriti a un tempo mi rendevano titubante sulla scelta, ed era mio disegno di interrogare lo spirito invocato sul desti

olo nella stanza, sentii per così dire la sua presenza; e prima che avessi saputo risolvermi a formulare una domanda, la

la mia vita mortale vi ho date alcune ossa che aveva sottratte al gabinetto anatomico di Pavia, e tra le quali vi era una rotella di ginocchio che ha appartenuto al corpo di un ex inserviente dell'Università, che si chiamava Pietro Mariani, e di cui io aveva sezionato arbitrariamente il cadavere. Sono ora undici anni che egli mette alla tortura il mio spirito per riavere quell'

rietario legittimo, che, non v'essendo altra via, mandasse da me il Mariani. Ciò detto, o dirò meglio, pensato, sentii la mia persona come allegg

endere-la mia mente era in uno stato

i prima, benchè meno intensi; e la mia mano trascinata d

Pavia, è innanzi a voi, e reclama la rotella del suo ginocchio

postissimo a restituire a Pietro Mariani la rotella del suo ginocchio sinistro, e lo prego anzi a perdonarmen

a mano tornò

l'Università di Pavia, verrà a ripr

chiesi io

antaneamente una sol

. vi scongiuro.... non vi disturbate.... manderò io stesso.... vi saranno altri mezzi meno incomodi...? Ma non aveva finito la frase che mi acc

: le vie erano deserte, i lumi delle finestre spenti, le fiamme nei fanali offuscate da un nebbione fitto e pesante-tutto mi pareva più tetro del solito. Camminai per un pezzo senza sapere dove dirigermi: un istinto più pote

cercherò nel vino quell'ardimento che non ho più il potere di chiedere alla mia ragione. E cacciatomi in un angolo d'una stanzaccia sotterranea domandai alcune bottiglie di vino che bevetti con avidità, benchè repugnante per abitudine all'abuso di quel liquore. Ottenni l'effetto che aveva desiderato.

altro, e tentai di addormentarmi. Ma era indarno. Mi sentiva assopito, irrigidito, catalettico, impotente a muovermi; le coperte mi pesavano addosso e mi avvilu

mevano apparenza di una cappa pesante di piombo: l'atmosfera della stanza divenuta ad un tratto soffocante, era impregnata di un odore simile a quello che esala dalla carne viva abbrustolita, le mie orecchie erano ass

uella vista, tutto mi attraeva a lei; io voleva sollevarmi, discendere dal letto, uscire, ma non mi era possibile; e la mia desolazione era giunta a tal grado che quasi non eb

za, s'inchinò cortesemente e mi disse: ?Io sono Pietro Marian

con dolcezza: ?Perdonerete se ho dovuto disturbarvi nel colmo della

ortesia, io vi debbo anzi ringraziare della vostra visita..

rmi dell'insistenza con cui ho reclamato la mia rotella sia presso di v

ra legato al femore, per mancanza della rotella, con un nastro nero passato due o tre volte nell'apertura della fibula,

iente dell'Università di Pavia abbia a rimanere zoppicante per mia causa: ecco la vostr

si slegò il nastro che gli congiungeva il femore allo stinco, lo posò

chiesi allora, vedendo che la conversazion

con aspetto attristato: ?Questa rotella è alqua

forse che le altre vost

ando fu sulla soglia dell'uscio, rispose chiudendone l'imposta d

ol piede con tanta violenza che le pareti ne tremaro

inaia che picchiava all'uscio e diceva

odato il cielo... Ma quale insensatezza! Credere allo spiritismo... ai fantasmi... E infilzati in fretta i calzoni, corsi ad aprire l'usci

rita la rotella, e al suo posto trovai il nas

ITO IN U

terrore e di meraviglia tutta la semplice pop

ta avventura meravigliosa, benchè comprenda esser cosa estremamente difficile

maniere della famiglia, che un tempo era stato un castello feudale fortificato, aveva appreso dal pedagogo di casa i primi erudimenti dello scrivere, e i nomi di tre o quattro classici latini di cui sapeva citare all'occorrenza alcuni distici ben conosciuti. Come tutti i meridionali aveva la passione della caccia, dei cavalli e d

ntivasi perfettamente felice col semplice corredo dei suoi distici; e non erano meno felici con lui i suoi domestici, le sue donne

, una fanciulla che si sapeva aver tenute tresche amorose con alcuni dei domestici, era sparita improvvisamente dal villaggio; tutte le ricerche erane riuscite vane; e benchè pendessero non pochi sospetti sopra uno dei guardaboschi-gio

menticato spensierandosi coll'amore e colla caccia: la gioja e la tranquillità erano rientrate nel castello; le livree verdi erano tornate a darsi buon tempo nelle an

mese di

a caccia, io solo; vedo laggiù alcuni stormi di colombi selvatici che si son dati la posta nel seminato, e spero che ne salderanno il conto colle penne.? Fatta questa risoluzione finì di abbigliarsi infilzò i suoi stivali impenetrabili, si buttò il fucile ad armacollo, accomi

ggie dell'autunno avevano ammollito il terreno per modo, che egli affondava nei solchi fino al ginocchio, e si vedeva ad ogni momento in pericolo di lasciarvi uno stivale. Oltre a ciò i cani, non assuefatti a quel gen

to, quantunque non gli venissero mai al tiro una sola volta; e sentivasi stanco e sopraffatto dalla s

di lamponi in questo luogo... e qua

a ad una le coccole del lampone, i cui granelli di porpora parevano come argentati grazio

capo alla quale si accorse che avven

o essenzialmente mutati, ma non li vedeva più colla stessa sensazione di un'ora pri

sservava e li accarezzava tutti quanti con maggior rispetto che non fosse solito fare: parevagli in certo modo che non ne fosse egli il p

ei io pazzo?... Vediamo, riordiniamo le nostre idee.... Le nostre idee! Sì perfettamente.... perchè sento che queste idee non sono tutte mie. Però... è presto detto riordinarle! Non è possibile, sento nel cervello qualche cosa che si è disorganizzata, cioè... dirò meglio... che si è organizzato diversamente da prima... qua

on ho mai badato in vita mia, adesso mi sembrano così belli e così attraenti

nel ritrarre la mano a sè, provò una sensazione ancora più strana; voleva ritrarre la mano, e nel tempo stesso voleva allungar

a quello stato di rigidità, e subito osservò attentamente la su

che le unghie descrivevano un elissi perfetto; e l'osservò con una compiacenza insolita; si guardò i piedi e veden

le, ad inarcarne il cane, ma... cosa prodigiosa! in quell'istante si accorse che aveva paura del suo fucile, che il fragore dello sparo lo avrebbe atterrito; ristette

un tempo? Quando mai io ho avuto paura di sparare il mio fucile? quando mai ho sentito tanta pietà per questi maledetti colombi che mi devastano i seminati? I seminati!

pareva esistere in lui lo sforzò a rimanere nella posizione di p

ve ne erano alcuni assai belli; e quando essi gli passarono d'innanzi salutandolo, rispose al loro saluto chinando il capo con molto imbarazzo, e si accorse che aveva arrossito come una fanciulla. Allora sentì che non aveva più alcuna difficoltà ad alzarsi, e si alzò. Quando fu in piedi gli parv

avento di prima, e gli convenne adattarselo al braccio, e tenerlo un

na, e ad un tempo voleva passare anche per l'altra: tentò di muoversi, ma riprovò lo stesso fenomeno che aveva provato pocanzi: le due volontà che parevano dominarlo, agendo su di lui colla stessa forza, si paralizzarono reciprocamente, resero nulla la lo

che s'abbattè nella moglie del magis

oglie del magistrato? Poi si ricordò che egli era il barone di B., che egli era in

ecchia che andava razzolando alcuni m

dola, e baciandola sulle guancie; come state?

sclamò la vecchia, quasi spaventata dalla

r carità, guardatemi bene, ditemi: sono

ore!... d

eguì la sua strada, cacciandosi le mani nei capelli

ine che stavano sarchiando nei campi coll'abito rimboccato fin sopra il ginocchio, non avevano più per lui alcuna attrattiva, e le parevano rozze, sciatte e sguaiate. Gettando a caso uno sguardo su' suoi

omeno ottico che si ottiene convergendo tutte e due le pupille verso un centro solo, per modo d'incrociarne la visuale; se non che egli comprendeva che le causa di questo fenomeno erano affat

sa sensazione destava in lui due idee, e queste due idee venivano svolte da due forze diverse di raziocinio, e giudicate da due diverse coscienze. Parevagli in una parola che vi fossero due vite nella

n potè a meno di avvicinarsi ad uno di essi, di abbracciarlo con trasporto e di dirgli: oh! caro Francesco, godo di rivedervi;

se non è veramente il barone che mi ha parlato. Io ho già inteso altre volte quelle parole... non so... ma quella espressione... quell'aspetto... quell'

essere affatto inaccessibile agli occhi dei curiosi. Egli non potè resistere al desiderio di entrarvi, quantunque vi fosse in lui un'altra volontà che l'incitava ad

a sua vita vennero a turbare dolcemente la sua anima. Erano memorie di un primo amore, di una prima colpa; ma di un amore più gentile e più elevato che egli non avesse sentito, di u

era venuta ad aggiungersi a lui, non turbava, non confondeva le memorie sp

villaggio. E allora le due volontà agendo su di esso collo stesso accordo, egli ne subì un impulso cos

enti della sua persona erano precipitati, convulsi, violenti; se una taceva, erano regolari; se erano contrarie, i movimen

olle arrestarsi, ma non gli fu possibile; rallentò il passo e si fermò bensì per qualche istante, ma ne seguì una convulsione, un saltella

e da molti mesi: vide che il campanile della parocchia era stato riattato

uelle rispondevangli togliendosi i loro berretti, e meravigliando di tanta cortesia. Ma ciò che sembrava ancora più singolare era che tutte quelle persone consideravano quasi come naturale

meriere; strinse la mano alle sue livree verdi, e si buttò al collo di una di esse c

ree verdi fuggirono, e corsero urlan

go a dormire con lei, signor barone.? In quell'intervallo di riposo, le sue idee si riordinarono, egli si ricordò di tutto ciò che gli era avvenuto dur

simili a quelle che aveva già evocato sotto la pergola; quelle erano semplici, queste complesse; quelle lasciavano vuota, neutrale, giudice una parte dell'anima; queste l'occupavano tutta: e siccome erano rimembranze di amore, egli comprese in quel momento che cosa fosse la grande unità, l'immensa complessività dell'amore, il quale essendo nelle legg

iscese dal letto, si passò le mani sul viso come per cacciarne qualche cosa di leggiero... un velo, un'ombra, una piuma; e sentì che il tatto no

e l'immagine di un altro, vedeva due immagini in una. Sotto l'epidermide diafana della sua persona, traspariva una seconda immagine a profili vaporosi, insta

ecchio ritratto di grandezza naturale, e disse: ?Ah! questo è il signor b

mmagine simile a quella che aveva veduto poc'anzi trasparire dalla sua persona nello specchi

uno sgomento ancora più profondo di prima, e corsero fuggendo a chiamare le l

delle follie commesse dal barone si era divulgata in un attimo nel villaggio, e vi a

so impossibile a definirsi. Egli sembrava in preda ad un assalto violento di epilessia; tutta la sua vitalità pareva concentrarsi in quella tela; pareva che vi fosse in lui qualche cosa che volesse sprigion

persona riconosceva bensì in lui il barone di B., ma vi vedeva ad un tempo una strana somiglianza coll'immagine riprodotta nel quadro. La folla accorsa nel corrido

to insuperabile si era impadronito di ciascuno di essi:

riproduceva sempre più, esattamente l'immagine della fanciulla... e già alcune persone parevano voler prorompere in un grido di terrore, quantunq

o, precipitandosi l'una sull'altra verso le porte, sopraffatte da un terrore ancora più grande, e quel

assassino, il mio assassino!? La folla si sparpagliò, e si divise. Un uomo era in terra svenuto-quello stes

fessò spontaneamente di aver uccisa la fanciulla in un eccesso di gelosia, e di averla sotterrata in un campo, precisam

emetico che gli fece rimettere i frutti non dig

le radici del lampone, fu dissotterrato e

giudizio, ebbe condanna a d

mi era recato a visitare. Mancavangli allora due anni a compiere la

NS

AM

è l'universo, e l

che lo contamini, e spinto al puritanismo più rigoroso; oltre a ciò l'amore non sembra proprio che dell'età dell'innocenza-epoca in cui si ama tutto e non si odia nulla-e coloro che non amarono in quell'età, amarono difficilmente nel resto della vita. Vediamo non meno come gli stessi uomini corrotti non

lla famiglia, che accomuna e armonizza caratteri opposti, che conserva alle nostre affezioni, anche cessate, quel non so che di esigente, di doveroso, di inesorabile, a cui ci sottoponiamo senza resistere, ma di cui non sappiamo da

sione e l'amore. è la passione che si uccide col possedimento, ma l'amore incomincia con esso e perdura. L'

, ci fa fede della sua continuazione al di là della morte. Il dolore che accompagna il morire, il rimpianto che lo se

DON

ro abortito, il grande

che un istinto provvidenziale di piegarsi, d'informarsi a quello d

irano sopratutto nella donna, s

, nell'uomo carattere; però più

ioni, molte forze che la natura non ha dato alla donna. Il difetto

e ci unisce alla donna è

oli della famiglia, perchè la loro mente e il loro cuore avevano di mira tutta quant

no gli uomini semplici e coscienziosi. Esse conoscono meglio di noi il valore di ciò che danno.

di vista. Esse stesse mostrano di non considerarsi sotto un aspetto diverso. Non si pretende da esse nè ingegno, nè virtù, nè amic

endono da ciò, che si amano le

o mancanza d'opportunità, o artificio; prova evid

donna è più perico

er donna più abbietta di lui; non vi è uomo sì

oscerle, di saperle apprezzare nel loro valore, di tenerle anche i

a della donna accenna ad una seduzione. Le tradizioni bibliche sono in ciò piene di molta sapi

, si riduce a questo: una moglie che inganna il marito, un marito che

ano una mascher

di sentire l'amicizia; mettono gli uomini nell

Tà E D

; e non so se sia per questa illusione che essi non possono mai raggiungere la felicità, o se, a

lore morale sembra retaggio esclusivo dell'uomo. E suo retaggio esclusivo sono quindi il riso ed il p

goglio nostro impongono la dissimulazione, dove dalla dimenticanza altrui si è tratti a dimenticare sè medesimi, ma è duopo osservarlo quando egli è solo, quando pensa, opera, parla, medita, cammina, e si agita come un essere che soffre, e che espia. Io non so se la infermità della mia natura che mi ha t

un grado più o meno favorevole di comparazione colla felicità e colle esigenze dell'orgoglio degli altri, è questa: che le calamità pubbliche non sono mai sì gravi a sop

felicità come i fanciulli, per

ascorso o dal presentimento di un bene avvenire-in una vita antecedente o in una vita fu

coli e frequenti l'impiccioliscono; un fiotto

nte a soffrire, quando si ha imp

V

o maturo; ed è sì valente in questa bisogna che spesso ce ne infastidisce per modo da farci anelare alla morte come ad una dolcezza o ad una grazia. In ciò ella

sa, quanto più la vita stessa si avvicina al suo termine-o sia che l'espiazione affretti e addolori di più il

e che ogni cosa era ordinata ad un fine da una volontà altamente provveditrice e benefica. Ogni uomo osservatore ha potuto riconoscere da sè questa verità nel corso della sua esistenza.-è cosa assurda il supporre che mentre tutto succede per leggi fisse e immutabili, la

a subire s'impone; l'azione e la passività si scambiano; vi è un mondo che si distacca da noi e un mondo che ci si avvicina, e se fino allora si era stati amati e protetti, d'allora innanzi bisogna amare e proteggere. Quale di queste due metà della vita sia più dolce e serena, o meno faticosa non so: in una le dolcezze del piacere e quella vaghezza di spensierirsi che è propria della giov

ti, e di quell'eterno vaneggiare e fantasticare che molti uomini semplici e immaginosi fanno anche in età più avanzata. Da ciò parmi poter dedurre che se la verità ed il senso pratico della vita rendono più leciti e più

F

e che per una sola via

nza futura un compenso ai mali di questa. Io mi sono spesso rivolto una domanda angosciosa: è l'agiatezza che rende i prosperi ingrati alla divinità, o è la sventura ch

'anima? Sforzatevi di trovare argomenti per non credervi. O giusta o fallace è

Dove si va? d'onde si viene? che cosa vi è oltre la morte? Rivolgetevi queste

ERI D

in cui la natura o la società ci costringono ad essere ingrati, e sono assai rari quei casi in cui noi possiamo emettere un giudizio sincero e cosci

bero, o scritto su parete o su margine di libro, come troverei una croce o una lapide che

dizione della grandezza. Tutte le intelligenze superiori, tutte l

dell'astuzia.-O nessuna de

olo delle cose del mondo è somma

uomini piangono s

te, quella degli uomini nel tem

lano dei loro tempi, come di tempi eccezionalmente scellerati. è l

uomini che non

difetti è assai meno doloros

è cattiveri

vani, o tralignate se adulte, costumano di fare; nè sanno altra cosa ambire che un esercito poderoso, nè d'altro curarsi che delle arti di guerra, nè in altro modo tutelare le leggi e la libertà che colla violenza e col sangue. L'una cosa l'infanzia degli uomini rivela, l'altra l'infanzia delle nazi

lda che non possa venire da essa piegata; molte ve ne sono che ella abbatte, ricostruisce, trasforma. Onde vien detto che l'abitudine è una seconda natura; e io penso che in essa sia riposto uno dei mez

a e li accomuna di più, e quella che apparisce più scevra di questo interessamento esclusivo di sè medesimi, non è che un egoismo più esigente e più raffinato. Egli è che le leggi della vita e della società sono costituite saviamente per modo che nessuno può giovare all'interesse proprio senza gi

vecchiezza; e i giovani preferiscono in amore le donne adulte, e gli adulti amano di preferenza le giovani; e tutte queste forze dell'amore si completano a vicenda, dando o ricevendo, secondo che vi è di esuberanza o difetto. Ma ciò che v'è di crudele in questa legge è quell'abbandono e quell'apatia a cui la natura ha condannato la vecchiaja. Difficilmente l'amore dei figli perdura fino alla vecchiezza dei genitori,

DI

ti Fan

tali

del Castel

ttera

di Mor

o in un La

ns

repag

onna

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ita?

ede?

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l Trasc

errori tipografici sono stati corretti senza annotazione. Sono stati

rsuasione [persuazio

[esssndogli] stati ge

anto l'espressione [es

e, e la conversazione

[fluttato] su tanti arg

nte; noi cerchiamo [c

raggiungerò la mi

incimento [convicimen

ersate [attravarsate]

i gli si avvicinarono [

[tibutanza] era svani

le mani sul viso com

lo specchio, e si sent

attratto da una [un]

ara!? ripeterono [ri

'altra l'infanzia [i

esto interessamento [in

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