Ahasvero nell'Isola del Diavolo by Levi, David
Ahasvero nell'Isola del Diavolo by Levi, David
E tu, mio maestro ed amico, morivi a Parigi colla parola Umanità sulle labbra, e tu, mio fratello di pensiero e di fede, Carlo Fauvety, grande per intelletto, più grande per nobiltà di cuore, ti spegnevi nella tua casa ospitale di Asnières, detta il ritiro del filosofo, colla parola di Solidarietà sulle labbra, parola in cui si riassumeva la tua filosofia sociale, l'anelito della tua anima pura e generosa1.
Io, giovinetto ancora, quelle due parole raccoglieva dalle vostre labbra per riportarle dalla Francia nell'Italia, allora schiava, ripeterle tra gli studenti delle nostre Università, elevarle a programma della fede futura, a dogma della religione universale; le bandiva nelle fratellanze segrete, ed esse divennero per noi, insieme con quella d'indipendenza nazionale, la fede nuova, la quale infiammava il nostro cuore, il vincolo d'unione, che doveva stringere, non solo le diverse parti d'Italia, allora smembrata, in una possente unità, ma, solidarie fra loro, l'Italia alla Francia, la Francia al mondo, e costituire insieme la Nuova Europa.
I miei condiscepoli al Collegio di Francia ed alla Sorbona e nei diversi corsi universitarii, alle parole infocate di Michelet, di Edgar Quinet, di Royer Collard, del filosofo Cousin e dei suoi seguaci, come degli stessi economisti, già sansimoniani, quali Michel Chevalier, Augusto Comte e altri, non avevano che una fede, cui trasmettevano alle nostre menti, la fede nei principii fecondi della Rivoluzione; e tutti, giovani francesi e stranieri, uniti in comunione da questi principii, che come vincolo di sacramento ci stringevano in una stessa famiglia, nei ritrovi palesi o fra le fratellanza segrete, giuravamo di consacrare la vita nostra al loro trionfo non solo in Francia, ma in ogni parte d'Europa. A quei tempi non esistevano differenze fra nazioni, e nazioni; eravamo Italiani, Svizzeri, Polacchi, Ungheresi, Tedeschi, Russi, tutti come un popolo solo, una famiglia; non pregiudizio di culto e di classe, ma Protestanti, Ebrei, Cattolici, Sismatici, tutti stretti in un fascio, tutti (era la nostra parola d'ordine), tutti come uno. Tutti giuravamo di adoprarci e combattere pel trionfo della legge morale, universale, consacrarci al progresso della libertà, della fratellanza dei popoli, in tutto il mondo, unirci in una sola associazione, ciascuno e tutti solidarii fra loro: Parigi doveva essere il nucleo dell'associazione, il focolare della nuova fede, da cui doveva irraggiarsi sopra l'Europa, allora oppressa, e gettare le basi della confederazione di tutti i popoli2.
Gli studenti erano a quei tempi le sentinelle avanzate della libertà. Ogni nobile causa trovava nel loro cuore un'eco, in essi un campione per difenderla; ogni illegalità ed ingiustizia, non solo una protesta, ma suscitava una falange di generosi per combattere e rivendicare il giusto diritto conculcato. Non si discuteva intorno alla classe, alla casta, alla religione professata dall'individuo, ma in ciascuno di essi non si vedeva che l'uomo, ed il suo diritto.
La Francia era allora, come adesso, frazionata in partiti. Esistevano legittimisti, conservatori, radicali, socialisti, cattolici e neocattolici, ma in ciascuno batteva il cuore della Francia, della sua dignità, del suo onore. I cattolici, i neocattolici, come Chateaubriand, Montalembert, Buchez, Balanche, Dupanloup e Veuillot stesso, accettavano i principii fondamentali della rivoluzione, i quali costituivano la nuova Francia, fondavano su di essi i loro giudiz?, le loro dottrine. Chi avrebbe sognato allora di diseppellire i pregiudiz?, le mostruosità dell'evo medio? Chi avrebbe mai immaginato pure di distinguere il cattolico dal protestante o dall'ebreo? Se ora gli studenti, il cuore, la parte giovane e generosa della Francia vagheggiano i tempi obbrobriosi della Ligue o quelli dell'abolizione dell'Editto di Nantes, ove si arresteranno i figli dei Crociati3 e il clero, che aveva preparato quegli obbrobrii, fomentata quella strage, e ne gavazzava?
Un giornale, come quello diretto dal famigerato Drumont, giornale dell'odio e della menzogna, non sarebbe, a quei tempi, durato dieci giorni, nè avrebbe raccolti dieci abbonati: sarebbe caduto, dopo pochi giorni dalla pubblicazione, sotto il peso del disprezzo e della indignazione di ogni classe di cittadini, dall'aristocrazia del quartiere di S. Germano, al più umile operaio del Borgo di S. Antonio. Un processo, come quello di Dreyfus, sotto il regime degli Orléans o sotto quello degli stessi Borboni, o non sarebbe sorto, o sarebbe stato spedito in pochi giorni secondo verità e giustizia; ora è divenuto un vitupero e anche un pericolo per la Francia, uno scandalo in tutta Europa, e, dopo tre anni, non è chiuso ancora!
L'Europa intera, che ora, mercè l'opera della Francia, la nobile iniziatrice, è, in gran parte, divenuta liberale, assiste a questo turpe spettacolo e ne è commossa, indignata. Essa non odia la Francia, come si stampa, si predica da alcuni a Parigi, ma deplora e geme, perchè l'ama, l'apprezza, e molto spera ancora dal suo popolo precursore delle più ardite riforme. Essa, da oltre un secolo, non mirò nella Francia, se non che gli atleti della Rivoluzione, gli eroismi dei Giacobini, la terra degli Enciclopedisti, delle arti, delle lettere, della politica redentrice. L'Europa rammenta sempre, che essa rese all'umanità un servizio incomparabile, superiore a quanto operarono tutti i popoli che la precedettero. Essa ha liberato la personalità umana da ogni considerazione di natali, di credenze religiose, di classi; ha proclamata in faccia all'Universo i diritti dell'uomo, ha coronato l'individuo dei suoi diritti inviolabili, ha proclamata la legge, non di una nazione, nè di una razza, ma di tutta la specie umana. Ed ora questa Francia rinnegherebbe quel che ha affermato, proclamato in faccia al mondo, tradirebbe sè e la causa dell'umanità? Ecco il dubbio che agita, commuove e addolora l'Europa: se la Francia diserta il suo posto di sentinella avanzata della civiltà, di cavaliere d'ogni diritto, di custode della giustizia, chi scenderà nel campo a sostituirla? Se essa si unisce, s'imbranca a quanto vi ha di più reazionario e micidiale alle libertà in Europa, chi sottentra ad essa? Dove, a chi ci volgeremo ancora per combattere a difesa della civiltà, della scienza e della giustizia? Egli è pur troppo il chauvinismo Gallico, avvelenato da rancori, da invidie, da odii, che crea alla Francia il maggior pericolo, e costringerà l'Europa liberale ad aprire una campagna, non contro di lei, ma contro i suoi capricci, le sue aberrazioni istantanee funeste a tutti, e a lei micidiali. Perciò ogni uomo di cuore in Europa si agita, si commuove, non per ostilità, sibbene per avvertirla della strada pericolosa, nella quale si è gettata, quasi incosciente, immemore di sè, degli alti destini a cui era chiamata nel mondo civile.
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Per due colpe, dicevano i profeti d'Israello, questi tribuni, non di un popolo, ma di tutti i popoli, fu giudicato Moab, e per una fu condannato. Per due sintomi, diremo noi, fu giudicata la Francia e per uno sarà condannata. Per quella ignobile farsa del Boulangismo, con cui un popolo generoso si era gettato ai piedi d'una sciabola e di un cavallo, staffiere in cerca di un paladino qualunque, armato della sciabola o dell'aspersorio. Per le scene di umiliazione e di dedizione, colle quali essa si è gettata ai piedi dello Czar; poteva pure farsene un alleato, ma con quella dignità e quel decoro, che una grande nazione non deve mai obbliare. Però di un procedere siffatto non è giudice che la Francia; libero a ciascuno di fare quanto gli conviene della propria persona, perocchè il pudore non s'impone, nè ad una cortigiana, nè ad un popolo. E i liberali d'Europa videro, deplorarono, e si tacquero.
Un altro sintomo di codesta decadenza morale, a cui il liberalismo Europeo assiste e pel quale si commuove e protesta, è l'affare di Dreyfus. Perocchè omai il senso di giustizia è così vivo e profondo nel mondo civile, che quando altri lo vede offeso e conculcato, sente che tale oblio può divenire un pericolo per tutti.
Io non mi fermerò a parlare dei particolari di questo processo, omai ben noti; per quanto altri tenti, si adoperi per addensare le tenebre intorno ad esso, la luce è penetrata in ogni parte, e la luce sarà la condanna di quanti lo hanno iniziato e condotto.
Costoro speravano che, come nei tempi, cui vorrebbero evocare, il barone o l'Inquisitore potessero spingere la vittima disignata entro il trabocchetto preparato, ivi l'accusato, vittima dell'intrigo, sparisse sepolto per sempre, e si facesse su di lui il silenzio della morte.
Ma nel secolo decimonono, anche i sepolcri talvolta hanno una voce, anche i lamenti dei sepolti nell'Isola del Diavolo, trovano un'eco.
La Francia intelligente e proba, l'Europa, il mondo civile raccolse quell'eco, udì quel gemito, si commosse; contro il verdetto imposto dalla servilità burocratica, dall'albagia dei militari, dai raggiri dell'ipocrisia o della paura di giudici ignari o prezzolati, o di giurati atterriti, tutto il mondo civile alla loro condanna contrappose il proprio verdetto, protestò e gridò, che quel processo è l'ingiustizia più turpe che sia stata commessa nel secolo decimonono.
I watched my husband sign the papers that would end our marriage while he was busy texting the woman he actually loved. He didn't even glance at the header. He just scribbled the sharp, jagged signature that had signed death warrants for half of New York, tossed the file onto the passenger seat, and tapped his screen again. "Done," he said, his voice devoid of emotion. That was Dante Moretti. The Underboss. A man who could smell a lie from a mile away but couldn't see that his wife had just handed him an annulment decree disguised beneath a stack of mundane logistics reports. For three years, I scrubbed his blood out of his shirts. I saved his family's alliance when his ex, Sofia, ran off with a civilian. In return, he treated me like furniture. He left me in the rain to save Sofia from a broken nail. He left me alone on my birthday to drink champagne on a yacht with her. He even handed me a glass of whiskey—her favorite drink—forgetting that I despised the taste. I was merely a placeholder. A ghost in my own home. So, I stopped waiting. I burned our wedding portrait in the fireplace, left my platinum ring in the ashes, and boarded a one-way flight to San Francisco. I thought I was finally free. I thought I had escaped the cage. But I underestimated Dante. When he finally opened that file weeks later and realized he had signed away his wife without looking, the Reaper didn't accept defeat. He burned down the world to find me, obsessed with reclaiming the woman he had already thrown away.
In the previous life, Maggie Johnson was so cowardly, gullible and stupid that she was coaxed by her fiance and stepsister and then broke her legs and lost everything including her fortune, love and even life. However, she was so lucky that she was reborn in the year before everything happened. Since her life restarted, how could she repeat a previous tragedy? Therefore, in this life, she took the opportunity to improve herself and take revenge on the ones who had ever insulted her. Facing the people who had humiliated her previously, she became smart and experienced to break their frames and tricks that had caused her to hurt in the previous life. Finally, no one could stop her pace to amaze the world any more.
There was only one man in Raegan's heart, and it was Mitchel. In the second year of her marriage to him, she got pregnant. Raegan's joy knew no bounds. But before she could break the news to her husband, he served her divorce papers because he wanted to marry his first love. After an accident, Raegan lay in the pool of her own blood and called out to Mitchel for help. Unfortunately, he left with his first love in his arms. Raegan escaped death by the whiskers. Afterward, she decided to get her life back on track. Her name was everywhere years later. Mitchel became very uncomfortable. For some reason, he began to miss her. His heart ached when he saw her all smiles with another man. He crashed her wedding and fell to his knees while she was at the altar. With bloodshot eyes, he queried, "I thought you said your love for me is unbreakable? How come you are getting married to someone else? Come back to me!"
Clara had to die once to see who truly surrounded her-traitors and opportunists everywhere. After her rebirth, she swore to make her enemies pay. Her fiancé mocked, "You think you deserve me?" She punched him and ended the engagement. Her stepsister played innocent, but Clara shut her down with a cold retort. "Stop pretending! I'm tired of your little act!" They called her a loser, but Clara didn't bother defending herself. Instead, she revealed her real power: superstar, racing champion, and secret mogul. When her masks fell, chaos erupted. Her ex begged, and the crime lord claimed her, but Clara had already conquered them all.
Serena, heir to Britain's top jewelry company LUXE, suffers sudden amnesia at the peak of her life and is saved from drowning by Ryan. She falls for him instantly, but even after three years of marriage, she cannot replace the place in his heart held by his forever love, Sophie. After a near-fatal kidnapping and Ryan attending a charity gala with Sophie's sister Ivy, Serena hits rock bottom and tells Ryan. "Let's get a divorce." He replies, "You won't survive without me." Breaking free from heartbreak, Serena's career soars as she becomes an internationally renowned designer. Regaining her memories, she returns to LUXE and gives birth to twins. Surrounded by eager admirers, Ryan panics and pleads, "Serena, I was wrong-let me see our children." But can Ryan truly win back Serena's heart? Or has too much been lost? The answers unfold in this gripping tale.
Unlike her twin brother, Jackson, Jessa struggled with her weight and very few friends. Jackson was an athlete and the epitome of popularity, while Jessa felt invisible. Noah was the quintessential "It" guy at school-charismatic, well-liked, and undeniably handsome. To make matters worse, he was Jackson's best friend and Jessa's biggest bully. During their senior year, Jessa decides it was time for her to gain some self-confidence, find her true beauty and not be the invisible twin. As Jessa transformed, she begins to catch the eye of everyone around her, especially Noah. Noah, initially blinded by his perception of Jessa as merely Jackson's sister, started to see her in a new light. How did she become the captivating woman invading his thoughts? When did she become the object of his fantasies? Join Jessa on her journey from being the class joke to a confident, desirable young woman, surprising even Noah as she reveals the incredible person she has always been inside.
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